Vi presento Toni Erdmann – Recensione
- Leonardo Bergonzoni
- 10 mar 2017
- Tempo di lettura: 2 min
Vi presento Toni Erdmann – Recensione
A cura di Leonardo Bergonzoni

Il film di questa settimana è un film tedesco molto audace e complicato, sulla carta si parla di commedia ma il complesso della pellicola, a me, da tutta un altra sensazione.
Se esistesse il termine si potrebbe definirla una “drammedia”.
Il film viaggia sui binari di una calma piatta quasi fastidiosa intervallata da scene tra il comico e il tenero che ti lasciano interdetto a pensare “cosa sta succedendo?”.
La storia è quella di un uomo sulla sessantina, Winfried, un personaggio di per se bizzarro e fuori dal comune: un insegnante di musica con una figlia che lavora a Bucarest e che, separatosi dalla moglie e avendo perso il suo ultimo allievo, conduce una vita mediocre sollevata a tratti solo dalla sua voglia di scherzare interpretando un personaggio di sua invenzione, Toni Erdmann e coinvolgendo chiunque gli sia attorno.
Un pomeriggio rivede sua figlia Ines, tornata in Germania per qualche giorno, e lei fa il clamoroso errore di dirgli la classica frase di circostanza “papà vienimi a trovare quando hai un po di tempo!” senza immaginare che lui la prenda alla lettera.
Infatti quello che Winfired decide di fare una volta che gli è morto il cane, ultimo elemento che lo manteneva legato alla sua casa/vita in Germania, è di andare proprio a Bucarest, dove lavora sua figlia, a cercare di riconquistarla.
Winfried scopre che la figlia fa un lavoro totalizzante, cinico e poco appagante e silenziosamente cercherà di cambiare le cose.
La tenerezza che quest'uomo trasmette nei suoi tentativi di esser simpatico con la figlia non sai se ti fa venire più voglia di piangere o di ridere.
Alla fine, però, la sua goffa simpatia contagerà sia lo spettatore che la stessa Ines stravolgendo la sua vita monotona, cinica e dedita al lavoro e trasformandola in una vita surreale alla quale però si adatteranno anche tutte le persone che la circondano e che vivono come lei.
Una grande prova della regista Maren Ade, al suo terzo lungometraggio, che però, forse perché io mi aspettavo tutt'altro visti i successi raggiunti dal film (premio della stampa internazionale a Cannes e nomination come miglior film straniero all'Oscar), a me non ha soddisfatto del tutto.
Infatti, a mio parere, questo spaccato di vita e di rapporto tra un padre e una figlia esce troppo dagli schemi senza arrivare ad un senso compiuto e questo fatto può portare a due conclusioni: o deporre a favore della fedeltà del film alla vita reale oppure lasciare una forte sensazione di incomprensione nello spettatore.
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