Philo - Datemi una chitarra e vi solleverò il mood
- Sara Castelli
- 10 mar 2017
- Tempo di lettura: 3 min
Philo - Datemi una chitarra e vi solleverò il mood
A cura di Sara Castelli
"Sogno di dipingere e poi dipingo il mio sogno".
Questo è ciò che Vincent Van Gogh diceva della sua arte, ma questo è anche ciò che cerca di fare ogni artista. Libera i propri sogni nella realtà del quotidiano rendendo tutto un po' più magico e trasformandoli in arte.
Bene è con questo parallelismo che oggi vi parlerò di una persona che sta muovendo i primi passi nel mondo della musica.
Filippo Pianosi, 22enne, proveniente dalla città eterna Roma, in arte Philo.
Qualche settimana fa ho avuto il piacere di intervistarlo e qui di seguito vi riporto la conversazione.
Perché Philo? Da dove deriva questo nome d'arte? Sin da piccolo mi hanno sempre chiamato Filo, Fillo, Phil o cose del genere. Così ho preso spunto da lì per avere un nome più facile da ricordare
Come è nata la tua passione per la musica e quando hai capito che era la tua strada? Sono cresciuto a pane e Blink-182. Mi hanno portato a prendere lezioni di musica dalle medie. Crescendo mi sono interessato sempre a più band fino ad averne una. Mi ha aiutato a crescere molto musicalmente e a capire che la cosa che mi piaceva di più era scrivere musica e suonarla su un palco
Infatti quando ho sentito i tuoi pezzi mi sono subito venuti in mente i Blink-182. Bene ora parlarmi del tuo primo pezzo. Come è nato? Da quali emozioni è stato scaturito? Insomma parliamo un po' della tua prima registrazione. 34 minutes after midnight è il pezzo più vecchio. Risale a quasi 4 anni fa! Lo scrissi d'estate, avevo da poco 18 anni, ed ero da poco tornato a casa, a Roma, dopo aver vissuto all'estero. La mia casa originale non la sentivo "casa" a causa di un amore svanito che prima di partire era invincibile. Il pezzo parla di quello che si farebbe per riaverlo, anche solo per pochi minuti..cioè di tutto, persino andare all'inferno!
Come definiresti il tuo modo di fare musica? Spontaneo forse. Non sono mai stato uno che cerca tecnicismi complicatissimi nella musica, preferisco la sostanza. Ho in mente un'idea, una melodia, un testo, un giro di accordi, e ci canto sopra. Cerco solo di trasmettere ciò che sento o voglio dire nella maniera più semplice e diretta che c'è. Mi piace che la gente pensi: wow questo pezzo lo sta sentendo proprio dentro di sé
Progetti futuri? Con la mia band di sempre, gli Un'Altra Storia, stiamo facendo uscire pezzi nuovi. Per il presente faccio parte di una band pop punk di Roma, i Feelbacks, presto faremo uscire un videoclip per promuovere l'album Welcome to My world. Per il mio progetto solista, Philo, sto già scrivendo roba nuova. Sto cercando di capire quale linea seguire, se restare sull'acustico o se da lì prendere una via che porta ad una batteria, una chitarra elettrica e ad altri strumenti, per avvicinarmi di più a ciò che ascolto. Inoltre, per il 2017 farò uscire almeno un videoclip per una delle canzoni di A Cold Summer e sono già in programma alcuni live.
Okay la parte "tecnica" è finita. Adesso vorrei l'anima del cantante quindi ti chiedo qual'è la definizione profonda di musica per te? Magari la risposta potrebbe essere scontata, ma per me è semplicemente cosa sono. Non esiste niente al mondo più della musica che mi faccia sentire me stesso, che mi faccia esprimere cosa sono, cosa penso, cosa sento. E credo che questa sia la definizione di musica. E non è per forza per chi scrive, ma anche per chi ascolta. Molte volte un pezzo non ti piace semplicemente per la melodia che ha, ma per il testo, per l'emozione che vuole trasmettere e in cui ti rivedi in quel momento.
Qual'è il pezzo a cui tieni di più? Cosa lo rende il più importante per te? Credo che la mia preferita sia Monday, la terza e ultima traccia. Il testo e il modo in cui la canto esprimono perfettamente ciò che significa. A volte, il problema quando ci si sveglia non è che è lunedì e dobbiamo fare tutte quelle cose come lavorare, studiare ecc.. ma affrontare il resto. A volte il problema è una sola cosa, piccola o grande che sia, che ci fa "cadere", giorno dopo giorno. La colpa non è del "lunedì", ma di quella cosa. Il passato con la sua felicità ormai svanita e scelte discutibili possono aggravare il tutto, però infondo si era felici, perché pentirsi?
Ed è con questa riflessione che voglio lasciarvi: è inutile dare la colpa al lunedì per ciò che ci affligge ogni giorno della nostra vita.
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