La battaglia di Hacksaw Ridge – Recensione
- Leonardo Bergonzoni
- 11 feb 2017
- Tempo di lettura: 2 min
La battaglia di Hacksaw Ridge – Recensione
A cura di Leonardo Bergonzoni
Di incredibili storie vere ne esistono innumerevoli e altrettante vengono portate sul grande schermo per ricordare giustamente a tutti noi che spesso quello che accade nella realtà può superare ampiamente la fantasia (si veda Lion).
La battaglia di Hacksaw Ridge ne è l'ennesima prova ed è sempre incredibile vedere come grandi registi, in questo caso Mel Gibson, riescano a mettere in scena fatti storici realmente accaduti come se fossero romanzi sotto forma di immagini.
La storia è fin dall'inizio singolare, niente che rientri nel classico canone della famiglia americana per bene: la famiglia Doss è una famiglia cristiana, del filone degli avventisti del settimo giorno, composta da un padre, reduce di guerra e quindi frequentemente dedito all'uso di super alcolici anche al di fuori dell'orario del bicchierino del dopo cena, una madre che subisce la violenza del marito – si, è vero, fin qui i clichè sono tanti – e due bambini molto, ma molto vivaci che passano le giornate a rischiare la vita in diversi modi, uno dei quali è quello di menarsi finché uno dei due, Desmond, non tira un mattone in testa al fratello rischiando di ucciderlo veramente.
Questo episodio darà molto da pensare a Desmond, il quale, crescendo, prenderà talmente sul serio il comandamento “non uccidere” da fargli decidere di arruolarsi nell'esercito come obbiettore di coscienza. E ciò gli comporterà non pochi problemi perché sostanzialmente Desmond vorrà essere parte della fanteria senza toccare, neanche per sbaglio, un fucile.
Nella serietà e tragicità della vicenda che porterà all'arruolamento e al successivo ingresso in guerra del protagonista, il film inserisce anche qualche scena che vi farà ridere di gusto, tutto questo per addolcire un po' lo spettatore prima dell'orrore della guerra, che nella sua descrizione risulterà addirittura fastidiosa, com'è giusto che sia, del resto, e che la farà da padrona per tutta la seconda parte del film.
Desmond è molto bene interpretato da Andrew Garfield, il quale trasferisce un tono da ragazzino al personaggio che non stona affatto nel complesso del film. La protagonista femminile invece è Teresa Palmer, che interpreta Dorothy, l'infermiera di cui Desmond si innamora, e che quando è inquadrata è tanto bella da farti sperare che il film, per un errore tecnico, si fermi sulla sua immagine. Infine una nota di merito, a mio parere, va al Sergente interpretato da Vince Vaughn – che forse avrete presente solo per commedie sullo stile di “Due single a nozze” - che in un ruolo serio come questo risulta molto credibile al contrario di quello che si potrebbe pensare.
Concludendo perciò, nel comunque incredibile patriottismo che trasuda dal film, Mel Gibson ha voluto concentrarsi sul lato non violento della guerra ed è questo che rende la pellicola una rarità nella categoria dei film di questo genere e un serio candidato a vincere la statuetta più ambita.
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