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Lion (recensione)

  • Leonardo Bergonzoni
  • 4 feb 2017
  • Tempo di lettura: 2 min

Lion (recensione)

Avete presente, d'estate, quando siete in spiaggia e sentite all'interfono diffuso per tutto il litorale: “avviso di servizio: il bambino Giorgio si è smarrito al bagno 12, si pregano i genitori di venire a riprenderlo” e vedete una mamma, tra l'arrabbiato e il preoccupato, correre nella direzione del bagno indicato e tutto va a finire bene, al massimo con un pianto del suddetto Giorgio?


Bene, scordatevi che questo possa succedere nell'India degli anni '80, tanto meno in una zona povera e periferica come quella in cui Saroo vive con la madre, il fratello grande e la sorella.


La prima parte del film quindi è dedicata all'accurata descrizione delle vicissitudini del piccolo Saroo che si è, sfortunatamente, perso in un'India caotica, cruda e ruvida che inghiotte chiunque si distragga un attimo, e che ti lascia, per tutto il tempo, col fiato sospeso e le mani inconsciamente intente a staccare il bracciolo della sedia del cinema. Tutto questo grazie all'incredibile espressività del bambino che interpreta Saroo e alla straordinaria capacità del regista, esordiente per il grande schermo (e vi sfido a scommettere che lo sia) , Garth Davis, che ha la grande capacità di rendere tutto spaventosamente reale.


Perciò il film si succede ad un ritmo serratissimo fino al momento in cui il povero Saroo, nella sfortuna che per ora l'ha perseguitato e nella quale si è comunque destreggiato benissimo, ha la fortuna di trovare una famiglia disposta ad adottarlo.


E' qui che inizia la seconda parte del film ambientata in Australia, a mio parere molto più monotona e meno interessante della prima ma che è necessaria per lo svilupparsi dell'incredibile storia vera che è questo film.


Si perché è una storia vera e anche in questo caso vi sfiderei a crederlo, se non lo sapeste.


Detto questo, come potete immaginare, una volta cresciuto, Saroo cercherà di tornare alle origini, nel grande rispetto della famiglia adottiva e con l'aiuto della fidanzata e di Google Earth.


No, il finale non ve lo dico.


Nel cast spiccano due grandi nomi: Dev Patel (noto per The Millionaire) che interpreta il Saroo cresciuto e che, oltre dimostrare ottime doti d'attore, sarebbe anche perfetto per il ruolo se non fosse che, per dimensioni, è due volte il cittadino medio della città in cui è nato; e Nicole Kidman nelle vesti della madre adottiva, ruolo a mio parere poco sviluppato e che non vedeva per forza la necessità di un'attrice di quel calibro.


Concludendo condivido molto la selezione del film per l'Oscar, ma se lo vincesse la statuetta se la dovrebbero portare a casa per metà il regista e per metà il bambino che interpreta il piccolo Saroo, perché sarebbe loro la maggior parte del merito.

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