top of page

Sully (recensione)

  • Leonardo Bergonzoni
  • 18 gen 2017
  • Tempo di lettura: 3 min

Sully (recensione)


Il 15 gennaio 2009 il volo US Airways 1549 sta per partire regolarmente dall'aeroporto La Guardia di New York direzione Charlotte. E fin qui tutto bene.

I passeggeri si sistemano al loro posto e poco prima che si chiuda il portellone entrano anche gli ultimi ritardatari che hanno corso e supplicato un hostess per partire: un gruppo di golfisti che se sapessero cosa sta per succedere farebbero di tutto per non prenderlo quell'aereo. Il portellone si chiude. E fin qui tutto bene.

In cabina di pilotaggio il pilota veterano Chesley Sullenberger è accostato dal copilota Jeffrey Skiles, tutto è in regola. Chesley, detto Sully, sta sistemando le ultime cose e chiede alla torre di controllo quando poter partire, l'aereo rulla sulla pista e prende il volo. E anche fin qui tutto bene.

Pochi secondi dopo, però l'aereo investe letteralmente un gruppo di povere oche che, oltre morire loro maciullate nei due motori dell'aereo, li mettono entrambi fuori uso e mettono in pericolo di vita tutti i passeggeri. E qui invece niente è bene.


Dalla torre di controllo le indicazioni sono diverse: “atterra qui...atterra là...torna indietro...ora facciamo spazio sulle piste...”. Sully continua a ripetere che non c'è tempo per atterrare in una normale pista d'aereo, ma viene ignorato, così guarda giù e decide di sua spontanea iniziativa di atterrare nella pista più grande e bagnata che ci sia: il fiume Hudson. Tecnicamente quindi parla di “ammaraggio”, perché chiamarlo “affiumaggio” sarebbe sì, forse, più corretto, ma meno ad effetto. L'addetto della torre di controllo che fino a quel momento cercava di trovare una soluzione, appena sente l'idea di Sully rabbrividisce e dopo aver perso il contatto radio con l'aereo si va a nascondere in uno stanzino disperato e convinto di sentir di lì a poco la notizia dello schianto e della morte dei 150 passeggeri e 5 membri dell'equipaggio.


Poco dopo però la notizie sui telegiornali raccontano di un miracolo: l'equipaggio e tutti i passeggeri si sono salvati senza neanche un graffio. Anche quelli che hanno fatto di tutto per morire comunque: alcuni passeggeri, infatti, non seguendo gli ordini del capitano, delle hostess e delle duemila vignette che, chiunque abbia viaggiato almeno una volta in aereo, si ricorderà, si sono buttati senza apparente motivo, e senza aspettare i soccorsi, dalle isole salvagente direttamente nel fiume che essendo inverno non è proprio della temperatura del mare delle Bahamas. Una delle poche scene grottesche (ma che comunque credo riportino fedelmente la realtà) in un film praticamente impeccabile.


Nel ripercorrere l'accaduto, la pellicola, però, si concentra sull'ironia della sorte e della legge americana che prevede che sull'operato del capitano Sully sia aperta un inchiesta nonostante tutti lo considerino un eroe.

Vi chiederete come sia possibile che un uomo che ha salvato 154 persone più se stesso venga indagato per qualcosa. E fate bene, me lo sono chiesto anch'io.

La questione verte sul fatto che Sully abbia deciso di atterrare sull'Hudson scartando tutte le altre ipotesi propostegli dalla torre di controllo e che questa sua decisione abbia potuto mettere in un pericolo maggiore i passeggeri del volo. Cosa rischia Sully se si dimostrasse che sarebbe stato più efficace e meno pericoloso seguire le indicazioni della torre e atterrare in un altro aeroporto?

Rischia di perdere il lavoro e non percepire neanche la pensione. Non benissimo insomma per lui e la sua famiglia.

La vita di Sully perciò si sussegue tra le acclamazioni della gente che lo considera un eroe, incubi sull'accaduto e la grossa preoccupazione per il processo imminente.

Infine, sostanzialmente, Sully dovrà fare uno sforzo, molto maggiore rispetto a quello fatto per far atterrare un aereo di linea su un fiume, per convincere una commissione di aver preso la giusta decisione.

Come finisce il film? Riuscirà Sully a farsi assolvere? Non sarò certo io a dirvelo. Alzatevi e andate al cinema e pregate di non beccare un gruppo di oche sulla strada per arrivarci...

Comments


© 2023 by PlayPlay. Proudly created with Wix.com

bottom of page